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Critiche all'esperanto ed alle altre lingue internazionali

 

Novaĵo! Kiel skribi en Esperanto per komputilo: Esperanta Klavaro! (EK!) kaj aliaj iloj por multaj S. O.
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Novità. Scrivere l'esperanto al computer: Esperanta Klavaro! (EK!) e strumenti per vari sistemi operativi
+ storia di Unicode e UTF-8 (in italiano)

Per lingua ausiliaria internazionale, si intende una lingua non ufficiale in alcun paese, ma usata per aiutare la comunicazione in un insieme di nazioni (lingua franca).
In questa pagina sono raccolte delle critiche, o semplici discussioni sull'uso delle lingue ausiliarie internazionali, ed in particolar modo sull'esperanto (che, essendo la lingua ausiliaria internazionale più usata, è anche la più criticata).
Una lingua del genere è di solito “artificiale”, cioè creata da un insieme di persone o anche da un solo individuo. Nell'era moderna, il più grande precursore di questa idea fu Cartesio, poi ripresa da Gottfried Leibnitz, che se però non riuscì a creare una simile lingua, vuoi  per la difficoltà dell'opera, vuoi perché la morte sopraggiunse prima che egli la creasse. La prima lingua completa ad avere un certo successo fu il Volapük, creato tra il 1879 e il 1880 dal prete tedesco Johann Martin Schleyer, che si basò principalmente sul tedesco e l'inglese. Il volapük fu il precursore di un'altra lingua, l'esperanto, che si basava su lingue di tre famiglie: quella romanza (latino, francese, italiano), quella slava (russo, polacco) e quella germanica (inglese, tedesco) e con caratteristiche agglutinanti, che la rendevano estremamente flessibile e simile a lingue non (indo)europee come cinese, finlandese, kiswahili o turco; essa fu creata dal polacco Ludwik Lejzer Zamenhof. Tra le due, entrambi regolari e più semplici delle lingue naturali, l'esperanto era la più facile, la sua sonorità la rendeva molto simile al latino, mentre la sua flessibilità permetteva di raggiungere un'alta espressività anche dopo periodi di studio molto brevi. Un altro fattore fu la detenzione dei diritti: mentre Zamenhof, fissando le fondamenta della lingua (indispensabili per la sua unità), lasciò che il resto fosse deciso dalla comunità esperantofona che contribuì ad una naturale evoluzione della lingua, Schleyer volle sempre avere un controllo diretto sulla sua creazione, dividendo i parlanti, molti dei quali divennero poi esperantisti. Dal successo di queste due lingue ne seguirono altre, spesso dimenticate ed ognuna con la sua storia, nessuna delle quali è però riuscita tuttora ad avvicinarsi alla popolarità dell'esperanto. Molte di queste lingue sono derivate da riforme dell'esperanto, e sono dette appunto esperantidi (esperantido = discendente dell'esperanto), tra queste sopravvive solo l'Ido (ido = discendente), che è una sorta di franco-latinizzazione dell'esperanto; altre lingue di un certo successo che non sono esperantidi (per quanto un'influenza esperantista è quasi sempre riconoscibile) sono: interlingua, lingua franca nova, latino sine flexione (per un elenco più completo, si invita a fare una ricerca in internet).

 

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Critiche

Andiamo ora alle critiche alle lingue internazionali, ed in particolare l'esperanto. Ogni discussione sarà trattata da tre punti di vista diversi: quello scettico (nei confronti delle lingue internazionali), quello difensivo (delle lingue internazionali), e quello “scientifico” (basato su quanto è stato accertato).

 

Le fonti delle discussioni sono documenti accademici, la Rete e le discussioni trattate in internet (o anche arrivatemi via posta elettronica), in modo da dare idea sia di cosa pensano le persone comuni, sia gli accademici. L'ordine di esposizione è casuale e non di importanza (a parte la divisione tra critiche sulle lingue ausiliari e critiche sull'esperanto). La presente pagina non vuole convincere nessuno, ma dare strumenti di riflessione (in genere persone inclini a pensarla in un modo non cambiano idea per una - o l'ennesima - pagina web che leggono). Si vuole anche usare un metodo rigoroso per smontare pregiudizi (cioè quelle frasi dette in genere prima di conoscere l'argomento).

 

Indice

1. L'“anima” delle lingue internazionali

2. Lingue classiche

3. Cultura di una lingua internazionale

4. Cultura di un popolo

5. Logicità

6. Lingua d'origine

7. Fallimento

8. Estetica

9. Accusativo

10. Lingua "slava" o altra definizione (intesa dispregiativamente)

11. Anti-europeismo

12. Europeismo

13. Sessismo

14. Lettere coi segni diacritici

15. Zamenhof era un semplice oculista, non un accademico

16. Perché l'esperanto e non un'altra lingua?

17. Gli_esperantisti_sono_solo_contrari_ai_parlanti_inglesi,_dei_quali_disprezzano_lingua_e_cultura

18. Cosa_si_guadagna_a_non_far_risparmiare_soldi_nell'UE_ai_Paesi_inglesi?

 


1. L'“anima” delle lingue internazionali

 

Il critico Il parlante Lo scientifico
Una lingua internazionale non ha un'anima, non essendo stata creata da una certa popolazione che l'ha adattata alle esigenze quotidiane, o usata per esprimere pensieri e sentimenti.

Di conseguenza non può esprimere concetti astratti, come i sentimenti, l'amore, o le sfumature più sottili del pensiero umano.

L'anima di queste lingue è la loro filosofia di uguaglianza. Ho sia parlato che ascoltato, ho sia letto che scritto usando una lingua ausiliaria, e posso assicurare che riesco a trasmettere e ricevere emozioni. Non sempre la semplicità significa perdita di espressività. Anima?!?

Se una lingua ha nomi, aggettivi, verbi... ed una grammatica che li coordina secondo una logica valida per lo scopo, allora può esprimere concetti e quindi essere usata per la comunicazione, anche di sentimenti.

 

 

2. Lingue classiche

Il critico Il parlante Lo scientifico
Ci sono delle lingue, come il latino o il greco, che hanno una letteratura, ed attraverso le quali è iniziata la nostra scienza, la filosofia che è il fondamento del pensiero europeo moderno...

Queste sì che avrebbero il diritto ad essere internazionali.

Resuscitare una lingua antica è interessante, ma queste sono più complicate da imparare rispetto ad una lingua ausiliaria. E comunque sono l'espressione di una precisa cultura. Le lingue antiche possono essere “resuscitate” ed il loro lessico aggiornato (è successo all'ebraico). Possono essere complicate più, meno o come alcune lingue moderne.

Più complicate però delle lingue ausiliarie.

 

 

3. Cultura di una lingua internazionale

Il critico Il parlante Lo scientifico
Una lingua senza cultura letteraria non può diventare internazionale, e queste lingue non hanno alcuna cultura, né mai nessuno ha scritto un'opera letteraria, o non importante. Nessuno vieta di creare un'opera letteraria in queste lingue, ed infatti questo è stato fatto, facendo nascere anche questo tipo di cultura (ci sono siti internet pieni). Prima che il latino, l'italiano, il cinese (...) fossero scritti, non esisteva nemmeno per loro una letteratura. Una lingua internazionale è concepita per essere un ponte tra le culture, non una fonte di cultura. Se questo è possibile o no, non interferisce con l'uso internazionale.

 

4. Cultura di un popolo

Il critico Il parlante Lo scientifico
Imparando una lingua nazionale, imparo la cultura di un popolo, i suoi usi ed il suo modo di vedere il mondo, arricchendomi.

Imparando una lingua internazionale non imparo niente.

Imparare una lingua internazionale è interessante in sé. In più si può comunicare a pari livello anche con chi viene dall'altra parte del mondo, e nessuno è avvantaggiato, quindi la discussione è più libera. Usare una lingua nazionale significa essere obbligati ad imparare una certa lingua, condannando all'estinzione le lingue più deboli. Quindi una lingua ausiliaria protegge la diversità delle lingue etniche nel mondo. Speso poco tempo ad apprenderla (necessità), si può scegliere quale lingua imparare (piacere). Tecnicamente, per condividere idee non è necessario che due parlanti conoscano una terza cultura ad entrambi estranea (o ad uno di loro), ma è importante conoscere le regole e la grammatica.

Si può avere un buon inglese anche senza sapere che gli inglesi hanno una colazione più pesante della nostra.

 

5. Logicità

Il critico Il parlante Lo scientifico
Una lingua senza eccezioni, con preposizioni che indicano dei complementi ben definiti secondo l'analisi logica è troppo logica.

Infatti essa toglie libertà e chi parla non è in grado di esprimersi.

Muoversi all'interno di certe regole senza la paura di incappare in eccezioni è pura libertà. Non posso sbagliare se dall'infinito derivo un tempo verbale, come:

andare -> io ando;

to think -> I thinked

questo è il tipo di errore che fanno i non-madrelingua.

La logica aiuta l'apprendimento. Equivale a dire che, all'interno della stessa lingua, un verbo irregolare sia più espressivo di uno regolare, e non ci sono prove che ciò accada.

Inoltre chi lo ha sperimentato non si sente limitato (osservazione dei fatti). È come dire che un cibo non ha vitamine senza aver fatto le dovute ricerche.

 

Sebbene alcune delle critiche sotto possano essere rivolte a molte lingue ausiliarie, sono spesso dirette all'esperanto, sicuramente per l'uso di questa lingua che dà più possibilità di confronto.

6. Lingua d'origine

Il critico Il parlante Lo scientifico
Se parli l'esperanto, allora disprezzi la tua lingua madre, perché la consideri inferiore e non adatta ad un uso internazionale (...). Si dice: “Una lingua per i tuoi connazionali, una lingua per la famiglia (dialetto o gergo familiare), l'esperanto per il mondo”.

Chi parla una lingua ausiliaria cerca in genere di difendere la propria lingua nazionale. Si vuole usare una lingua ausiliaria solo per avere un mezzo di comunicazione nei rapporti internazionali che non faccia troppa differenza tra ricchi e poveri (si può imparare da autodidatti in poco tempo), o tra una cultura ed un'altra (nessuno può dire: io sono madrelingua della lingua che domina, l'unica che conti davvero).

Gli esperantisti sono attualmente tra i pochi in Italia ad avere a cuore, ad esempio, l'italiano (all'estero la nostra lingua è più apprezzata).

Se una lingua è usata come seconda lingua e non viene usata per introdurre nuovi termini nelle lingua madre, allora non dovrebbe essere un pericolo. Attualmente è chiaro che l'inglese si stia infiltrando nelle altre lingue. Alcune lingue resistono (francese, spagnolo) altre più deboli, come l'italiano, assorbono passivamente qualsiasi forestierismo che sembri più “alla moda”. Questo fenomeno non è nuovo, e c'è stato anche il periodo in cui l'italiano era esportato (nel campo artistico). Ma la valanga di termini che possono essere imposti in un biennio dalla TV non ha paragoni. I giornalisti iniziano a dire una nuova parola (senza necessariamente spiegarne il significato), ed il giorno dopo tutti sono obbligati almeno a fingere di conoscerla.

 

7. Fallimento

Il critico Il parlante Lo scientifico
L'idea è fallita, nessuno parla esperanto, e non è diventata la seconda lingua del mondo.

Una volta se ne parlava, ho letto qualche opuscolo, un libro... poi niente.

E poi la televisione non ne parla mai, segno che è di sicuro un'idea fallita.

Il fatto è che la lingua è  ancora viva sebbene nessuno l'abbia mai imposta e sebbene i mezzi di comunicazione di massa la snobbino. L'esperantista-tipo è venuto a conoscenza a caso dell'esperanto, ha pensato che fosse una lingua scomparsa perché in TV non ne ha mai sentito parlare, e poi ha scoperto che ci sono persone che la usano e con le quali ha comunicato dopo averla imparata.

Quindi i suoi parlanti hanno fatto una scelta libera. È già un grande segno che i parlanti siano nell'ordine dei milioni, nonostante che TV e giornali abbiano "deciso" che l'esperanto non esiste.

Non si può dire fallita perché non è mai stata stabilita una data entro la quale l'esperanto sarebbe dovuto essere usato, in un continente o nel mondo. Le statistiche dimostrano come i parlanti siano in crescita. Il numero di siti che trattano l'argomento, (anche sfavorevoli) cresce, segno che il problema è percepito. Ci sono stati riconoscimenti politici anche in Italia, ma come al solito poi non sono stati applicati.

Gli studi dimostrano che funziona. Se un bambino inglese ha studiato 2 anni esperanto e 3 anni francese, parla il francese meglio di uno che ha studiato 5 anni di francese. Altri studi simili qui.

 

8. Estetica

Il critico Il parlante Lo scientifico
L'esperanto “suona male”.

Essendo stato creato a tavolino, non può suonare che freddo, artificiale.

L'esperanto assomiglia allo spagnolo o al latino secondo gli italiani che lo ascoltano la prima volta, addirittura l'italiano ai non italiani. Ad esempio le parole terminano quasi tutte con una vocale.

A chi piace di più, a chi di meno, come ogni altra cosa. Molti lo giudicano senza averlo mai ascoltato, o per sentito dire, e questo si chiama pregiudizio...

La prima caratteristica deve essere la chiarezza per la reciproca comprensione anche se si parla l'esperanto con accenti diversi, l'estetica passa in secondo piano.

Essendo composto da suoni prodotti dalla voce umana, usati in altre lingue, adattabili quindi al tono di voce adatto per ogni occasione o sensazione provata (rabbia, felicità, tristezza,  euforia, ...) non può essere scientificamente definito freddo o artificiale.

 


9. Accusativo

Premessa:

L'accusativo (in esperanto) consiste nell'aggiunta di una -n alle parole che indicano il complemento oggetto di una frase, si può quindi cambiare l'ordine della frase senza perderne il senso. Le scelte alternative sarebbero state:

- dare un ordine invariabile alle parti del discorso, al fine di sapere qual è il soggetto, e qual è il complemento oggetto in base alla posizione

- usare una preposizione per il complemento oggetto, o una posposizione (una preposizione che segue la parola invece di precedere)

Il critico Il parlante Lo scientifico
L'esperanto usa l'accusativo per contrassegnare il complemento oggetto, ad esempio in italiano e in quasi tutte le lingue neolatine, nell'inglese... questo non succede e si capisce lo stesso.

Aggiungere quella -n dopo alcune parole è veramente difficile da imparare o ricordare, è solo un appesantimento della lingua, per giunta inutile e senza senso.

L'accusativo è il prezzo della libertà dell'ordine delle parole, è più facile da imparare che dimenticare, e dopo un primissimo periodo diventa automatico.

È una caratteristica presente in parte anche in italiano, lingue neolatine, inglese... nei pronomi (italiano: me è accusativo di io; francese: moi accusativo di je; inglese: me accusativo di I; whom accusativo di who). È solo che il cervello applica la regola senza che noi ce ne accorgiamo.

Sicuro che l'uso di una preposizione o posposizione per indicarlo sia più semplice?

Sicuro che stabilire un ordine fisso non sia discriminante per chi usa un altro ordine nella propria lingua?

Una scelta andava fatta, qualsiasi fosse stata, ci sarebbero state critiche.

L'informatica sta dimostrando l'ambiguità delle lingue umane, così difficili da trattare al computer (vedi traduttori automatici). Distinguere tra soggetto ed oggetto diminuisce questa ambiguità. Usare l'ordine dei costituenti, l'accusativo o una preposizione è solo una scelta che va fatta. Le ultime due concedono libertà di cambiamento dell'ordine delle parole. Dal punto di vista della comprensione ogni scelta è valida.

La distinzione di questa componente logica del discorso è presente in tutte le lingue; ovviamente chi usa già l'accusativo nella propria lingua madre ne è avvantaggiato rispetto a chi usa l'ordine o una preposizione apposita.

Quanto all'accusativo nelle lingue vive (quelle realmente lo usano), non è causa errori per le persone meno colte (o almeno non è causa di errori più che altre caratteristiche). Il cervello umano è in grado di assorbire questa caratteristica ed usarla poi meccanicamente, poiché esso stesso l'ha inventata (i pastori laziali - analfabeti - usavano 7 casi prima di fondare Roma ed imparare a scrivere)[1].

 

10. Lingua "slava" o altra definizione (intesa dispregiativamente)

Il critico Il parlante Lo scientifico
È una lingua slava senza i casi (2) nascosta malamente sotto una falsa fonologia latina.

Questo perché Zamenhof era polacco e non molto esperto in lingue. Di conseguenza non ha potuto fare altro che imitare la famiglia linguistica che conosceva meglio, come chi cambia l'incarto di un cioccolatino, dandogli un aspetto diverso, ma senza cambiare nulla del contenuto.

Per nascondere l'ovvia natura slava della sua lingua, ha aggiunto delle parole di origine non slava, ma praticamente, chi parla esperanto parla esattamente come un polacco, un russo o un ceco che imparano l'inglese o una qualsiasi altra lingua straniera.

Una prova lampante sono le lettere col cappellino, prese senza alcun ritegno dal ceco.

 

 

Si sfrutta l'ignoranza degli europei occidentali sulle lingue slave e si prende ad esempio la vaga somiglianza che hanno dei segni diacritici su alcune lettere del ceco[5] per convincere i più pigri che ciò che si afferma è vero (tali pigri poi ci credono davvero, facendo magre figure ripetendo a pappagallo).

Anche da una lingua slava, lavorando opportunamente sarebbe potuta nascere una lingua ausiliaria valida (con una certa fatica, vista la difficoltà di pronuncia e la difficile grammatica di queste lingue). Questa critica nasconde un inconscio senso di superiorità ed un minimo di razzismo.

Comunque parte del lessico deriva da lingue slave, oltre che da latine e germaniche. Zamenhof aveva studiato o parlava: greco, latino, tedesco, inglese, francese, russo, polacco e yiddish. Suo padre insegnava ebraico che egli stesso studiò (influenzò la semantica dell'esperanto); studiò anche la grammatica dell'italiano. Grammaticalmente, molto viene dall'inglese, come l'invariabilità del verbo rispetto alla persona (anche se in esperanto non si adatta alla terza persona), come anche l'articolo unico (le lingue slave non hanno articoli) ...

In effetti, conserva un caso, cioè si aggiunge una -n ad una parola se è complemento oggetto. Ma non ha molto altro in comune con le lingue slave[5], né i casi sono caratteristica tipica delle lingue slave. Una distinzione tra soggetto ed oggetto della frase esiste in ogni lingua (vedi accusativo).

Non ha la fonologia delle lingue slave; è sillabico (non ci sono raggruppamenti di suoni complicati pronunciati separatamente, come ad esempio in polacco miłość); non ha l'aspetto perfettivo ed imperfettivo del verbo, caratteristica delle lingue indoeuropee che anche il latino classico aveva già perso, ma ancora tipico delle lingue slave.

 

11. Anti-europeismo

Il critico Il parlante Lo scientifico
Alcune parole non sono comprensibili a prima vista da un europeo:

 - preĝejo significa chiesa, luogo dove si prega...

Da dove arriva questa parola?

Se l'è inventata Zamenhof?

Chi potrebbe essere aiutato da parole così, inventate di sana pianta?

L'agglutinazione non è comune alle lingue europee più note. Si tratta di formare parole partendo da radici invariabili e appiccicando loro dei “pezzetti” di parola. Preĝi significa pregare, e questo termine avvantaggia gli europei (o è un falso amico degli italiani, poiché simile al plurale di pregio?), mentre la parola ejo significa luogo (non dovrebbe avvantaggiare alcuno). Imparare entrambe queste parole richiede uno sforzo sia ad un europeo che ad un non europeo (forse non lo stesso sforzo, è vero), ma chiunque avendole imparate incontri la parola preĝejo, riconoscendo le due parole, capirà il significato: luogo di preghiera (preĝ-ejo). Non occorre necessariamente imparare una nuova parola per indicare un luogo di preghiera (economia del lessico).

Per distinguere una chiesa cattolica da un luogo di culto indù, basta dire “katolika preĝejo” o “hindua preĝejo”.

Più cresce il vocabolario da conoscere, più la lingua diventa intrinsecamente difficile da padroneggiare.

Rendere la lingua più europea, facendo imparare più radici piuttosto che derivarle sarebbe uno spreco di energie soprattutto per i non europei, ma anche in misura minore per gli europei.

 

12. Europeismo

Il critico Il parlante Lo scientifico
Favorisce gli europei o chi parla una lingua europea.

Chi non rientra in questa categoria è svantaggiato, poiché il lessico dell'esperanto deriva dalle maggiori lingue europee.

Tutt'al più il lessico può aiutare chi parla una lingua della famiglia indoeuropea extra-europea (come l'hindi), ma sono aiuti su pochi termini, cioè quelle parti "intime" della lingua che evolvono molto lentamente e che non sono in genere soggette a prestiti. I numeri più piccoli ad esempio si assomigliano in molte lingue indoeuropee (e quindi all'esperanto), il pronome per la prima persona contiene la "m" in moltissime lingue indoeuropee, se non sempre al nominativo, negli altri "casi" (in italiano io -> me-mi, inglese I -> me, polacco ja -> mnie, hindi io = me francese je -> moi...) e negli aggettivi possessivi (e qui è vero, in esperanto mi = io, mia = mio/a).

Ma è un aiuto un po' troppo modesto.

Il lessico favorisce gli europei nell'acquisizione delle radici, o chi parla una lingua europea sparsa per il mondo col colonialismo. La derivazione di parole aiuta tutti, ma sfavorisce chi, vedendo una parola derivata, pretende di capire il significato solo perché conosce una lingua europea senza averlo studiato, o pretende di inventare parole, incappando in falsi amici [4]. Inoltre la semantica esperantista non è legata strettamente a quella europea [3].

È più facile di una lingua europea anche per i non europei, ed il suo uso proteggerebbe anche le lingue non europee, poiché nessuno stato, europeo o non, trae vantaggio da essa.

Tuttavia, anche alcuni esperantisti vorrebbero l'uso dell'esperanto solo nell'UE, dove il Regno Unito non paga per traduzioni risparmiando milioni di euro ogni anno, esporta la sua cultura nonostante resti attaccato alle sue tradizioni e non si adegui al mondo (guida a sinistra, unità di misura non internazionali, non in zona euro ...).

È vero. Sebbene la grammatica abbia caratteristiche non europee che aiutano anche altri. L'acquisizione del lessico è una fase fondamentale per l'acquisizione di un certo livello di una lingua. All'inizio (la fase più critica) coloro che non hanno conoscenza di una lingua europea sono svantaggiati.

Scusante per Zamenhof è che non era facile ai suoi tempi accedere, ad esempio, ad un dizionario cinese o giapponese. E probabilmente, aggiungendo parole troppo “esotiche” il suo progetto non sarebbe stato accettato (si era ancora alla fine del 1800). Suo padre insegnava ebraico, ed egli lo apprese ma non aggiunse parole ebraiche per timore: i primi sentori di antisemitismo ed i nazionalismi cominciavano a farsi sentire. Quindi inserì parte della semantica dell'ebraico, più difficile da riconoscere, ma che rese l'esperanto molto flessibile.

 

13. Sessismo

Il critico Il parlante Lo scientifico
Il sostantivo in esperanto è formato da una radice terminante per -o che non indica genere. Il sostantivo è quindi neutro grammaticalmente, ma c'è un certo numero di radici che possono essere usate senza modifica per un uomo come per un oggetto asessuato, ma se riferite ad una donna, si aggiunge un suffisso femminile. Le radici femminili, sebbene esistano, sono meno numerose.

Questo meccanismo di fare il genere dal punto di vista grammaticale è discriminante per il genere femminile, o comunque non simmetrico.

Le parole che si possono rendere femminili dal maschile sono poche: quelle relative la parentela (zio, zia) ed i titoli (re, regina). Altre parole non possono essere riferite a uomini (es. amazzone) o viceversa a donne (es. samurai) per ovvi motivi.

Ci sono riforme proposte dagli esperantisti stessi per supplire a ciò, è possibile che una venga approvata ed il genere reso simmetrico.

L'asimmetria esiste, e anche se con una delle riforme proposte si potrebbe risolvere, finora nessuna è stata adottata.

Per alcuni individui questo è un dettaglio, poiché l'intenzione non era quella di discriminare, per altri è discriminatorio e sono favorevoli ad una riforma. Ad esempio, la riforma cosiddetta icista è già in "stato di prova" (vedi Bertilo - PMEG). Praticamente, essendo una lingua viva, si osserva la comunità esperantofona: se questa la userà, la riforma sarà formalizzata.

 

14. Lettere coi segni diacritici

Premessa: I segni diacritici sono stati adottati da Zamenhof per creare nuove lettere in modo da avere una certa varietà di suoni ed avere una lettera per ogni suono, ed un suono per ogni lettera. Avendo una macchina da scrivere con segni diacritici, mise tali segnetti su alcune lettere, formando le seguenti lettere:


    ĉ, ĝ, ĥ, ĵ, ŝ, ŭ    (se non riesci a vederli, allora non stai visualizzando questa pagina con Unicode. Vedi istruzioni)

siamo abituati al computer dove ognuna di queste lettere è un simbolo unico. Ma con la scrittura a macchina si poteva scrivere una c, tornare indietro e aggiungere il cappellino senza troppi problemi (a patto che il cappellino fosse presente); ancora più importante, una volta si scriveva principalmente a mano (la scrittura a macchina era per pochissimi). Il problema venne con la larga diffusione delle macchine da scrivere prima (se la macchina non aveva i cappellini, si dovevano aggiungere a penna), e dei computer poi, che per decenni hanno supportato solo la codifica ASCII, comprendente solo 256 caratteri inclusa punteggiatura e simboli speciali e le 26 lettere inglesi, senza segni o accenti.

Il critico
 
Il parlante Lo scientifico
Ci sono delle lettere particolari nell'esperanto che danno problemi al computer o in internet.

Cioè segni che sono stati presi direttamente dal ceco per mancanza di fantasia:

  ĉ, ĝ, ĥ, ĵ, ŝ, ŭ

Il problema è che non esiste alcuna tastiera esperantista, quindi non posso, ad esempio, scrivere in esperanto via e-mail, leggere un sito web con questi strani segni.

Ne risulta che né i computer, né internet accettano queste lettere pazze.

 

Questi segni provengono da una macchina da scrivere francese (e anche se fossero ceche, o italiane o cinesi non cambierebbe nulla). È vero, possono esserci difficoltà a scriverle. Per risolvere il problema si usa spesso scrivere tali lettere senza segno diacritico seguite da h oppure da x:
  •  cx o ch invece di ĉ
  •  sx o sh invece di ŝ
  •  (simile per le altre lettere...)

Tuttavia queste lettere sono state incluse in Unicode, la codifica elettronica che contiene anche le lettere cinesi e giapponesi. Solo in un vecchio computer non si può usare un programma che trasforma cx in ĉ automaticamente (vedere soluzioni per vari SO, scaricabili qui la guida in formato DOC). Un esempio della possibilità di avere in internet tali lettere è la wikipedia in esperanto. Del resto state vedendo tali lettere già su questa pagina (salvo non navighiate con strumenti particolari, come palmari senza Unicode).

La difficoltà di scrivere segni particolari è stata sperimentata anche dagli italiani che su vecchi computer (o magari stranieri) hanno dovuto scrivere e' invece di è. Attualmente anche nei computer italiani ci sono problemi ad avere le lettere maiuscole accentate italiane (È).

Come si vede è un problema comune a quasi tutte le lingue, che però si sono adattate con una tastiera apposita ed una codifica nazionale non leggibile da un computer "straniero". Unicode è una codifica internazionale per la soluzione di questo problema (standard per internet voluto dal Consorzio per la regolarizzazione del Web, il W3C, e che include le lettere dell'esperanto).

La soluzione mediante un programma che inserisce un cappellino se la lettera è seguita da un segno a scelta è ben gradita da chi la usa. Praticamente si scrive la lettera che appare normalmente, si digita un tasto scelto ed alla lettera viene aggiunto il cappellino.

 

15. Zamenhof era un semplice oculista, non un accademico

Il critico
 
Il parlante Lo scientifico
Un semplice oculista non può avere pretese di creare una lingua per il mondo o anche solo per l'Europa.

Fosse stato Dante, Shakespeare, un grande filosofo o un grande personaggio politico, storico, scientifico (...) sarebbe stato veramente l'uomo adatto per creare un'opera del genere.

Zamenhof era un oculista, ma poliglotta e molto esperto in lingue. La professione di oculista, medico, studente, contadino, capo di stato, venditore ambulante o muratore non può impedire la creatività umana.

Molte menti vengono dal "basso" (con tutto il rispetto per i lavori cosiddetti umili), ed in questo caso la creatività è stata supportata da una grande cultura linguistica, oltre che da una grande idea.

Dal punto di vista scientifico conta solo l'opera.

La condizione sociale, il sesso o qualunque altra informazione personale su chi ha creato l'opera non ha alcuna rilevanza su quest'ultima.

 

16. Perché l'esperanto e non un'altra lingua?

Il critico Il parlante Lo scientifico
L'esperanto non è l'unica lingua artificiale esistente, ne sono continuamente proposte di nuove ed ognuna presenta delle caratteristiche interessanti.

Quindi viene almeno il dubbio che l'esperanto non sia la migliore lingua internazionale creata.

È stato dimostrato che l'esperanto funziona, mentre di altre lingue tutto è da dimostrare. Le lingue nuove sono ancora soggette a pressioni e proposte di modifica che l'esperanto ha superato.

È interculturale per vocazione. Anche se il lessico è in gran parte europeo (ma non la sua semantica [3]), è da sempre al servizio delle culture e lingue minori, che non devono temere di essere assoggettate (col colonialismo molte lingue sono state eliminate). Vice versa le varie altre lingue artificiali, sebbene con lo stesso ammirevole scopo sono seguite da pochi, non hanno alcuna possibilità d'essere usate e servono solo a confondere le idee, alimentando dibattiti su un problema che ha già una soluzione che è urgente applicare al più presto, per il futuro di tante culture.

È vero, l'esperanto fa parte di un gruppo di lingue che potrebbero tutte essere “lingua internazionale”, visto anche che ne sono create ogni giorno. Nonostante ognuna si ritiene migliore delle altre, sono tecnicamente allo stesso livello. Quando la grammatica è al minimo, migliorare un aspetto significa peggiorarne altri. L'apprendimento di una lingua ha un tempo minimo a seconda della facilità di apprendimento di ogni singolo individuo che nessuna lingua può abbassare per una comunicazione di concetti complessi: si pensi all'apprendimento del lessico.

Vantaggi non indifferenti dell'esperanto sono: l'essere stato provato per più di un secolo, l'avere una “versione stabile”, numerosi parlanti in tutti i continenti, risorse di apprendimento variegate e gratuite, integrazione con le tecnologie informatiche.

 

Gli esperantisti sono cattivi? Molti non sanno spiegarsi come una corrente possa essere così importante e longeva pur includendo un'idea tanto semplice ed apparentemente fragile di uguaglianza, senza essere legata ad ideologie complicate, e spesso, sospettosi, dipingono gli esperantisti quasi come dei "cattivi". In genere non capiscono che nessuno ce l'ha con l'inglese, ed hanno paura di ciò che non conoscono, ma non fanno nulla per capire. Qualcuno poi tira in ballo la condotta nei confronti di altre lingue da parte di certi paesi (in genere, per forza di cose, sono gli USA). In seguito un paio di critiche di questo tipo, e quindi di sapore forse diverso da quelle precedenti.

17. Gli esperantisti sono solo invidiosi dei parlanti inglesi, dei quali disprezzano lingua e cultura

Il critico Il parlante Lo scientifico
Tutto ciò che i parlanti dell'esperanto vogliono è che gli anglofoni debbano anche essi studiare una lingua invece di usare la propria lingua madre nei rapporti internazionali, il resto sono solo chiacchiere.  Da questo punto di vista, l'esperanto è solo una sorta di scusa per "vendicarsi" di chi non ha fatto alcun male, avendo solo avuto la fortuna di nascere in una terra dove si parla la lingua che in generale si deve usare nei rapporti internazionali.

E non hanno nemmeno scuse, che l'esperanto sia così facile ... constatando la difficoltà di apprendimento dell'inglese, infatti, lingue come il globish o l'inglese B.A.S.I.C. (British American Scientific International Commercial, anche noto col nome Basic English) sono state create, apposta per far parlare in inglese anche chi non è portato per le lingue, dando finalmente la tanto agognata uguaglianza anche senza l'esperanto ed in modo più semplice. Di tali lingue ce ne sono varie, basterebbe solo sceglierne una e si risolverebbe il problema.

Quindi anche gli inglesi saranno costretti a studiare un poco per parlare in un inglese semplificato con gli stranieri, e gli esperantisti saranno finalmente contenti di questa loro fatica.

Da 120 anni gli esperantisti si incontrano e pur provenendo da continenti diversi si capiscono facilmente, imparando dalle altre culture, ed imparando altre lingue. In un qualsiasi convegno internazionale in cui si usa l'inglese servono invece dei traduttori, o i parlanti di lingue non germaniche sono tagliati fuori, segno evidente del fallimento dell'inglese nonostante gli sforzi economici immensi che dagli anni '50 ad oggi si sono fatti, nonostante la musica in radio sia per lo più inglese, nonostante si apprenda in età adolescenziale alle scuole ma con una fonetica fatta di numerosi suoni a volte  indistinguibili[6]. Inoltre non tutti sono dotati per le lingue, come per ogni altra materia, però tutti riescono ad apprendere facilmente l'esperanto, e grazie alle sue proprietà propedeutiche apprendendo poi più facilmente anche altre lingue: è una vera e propria palestra per il cervello (vari studi a proposito), senza troppo sforzo.

Le semplificazioni dell'inglese mantengono la sua pronuncia non chiara e la scrittura non fonetica; sono più difficili dell'esperanto, ma vendute dai loro creatori, che non badano tanto ad eventuali studi in proposito ma piuttosto a farci qualche soldo. E perché spendere tempo e denaro in un inglese per grulli che non permette di argomentare bene, non è accettato dagli inglesi in quanto "violenza" alla loro lingua[7], quando l'esperanto permette di scherzare, amoreggiare,  parlare di scienza e filosofia? Perché non una delle semplificazioni del cinese, arabo, spagnolo ...?

Su quanto si dice nel manifesto di Praga, l'esperanto è libero da ogni corrente di pensiero. Anche chi usa l'esperanto per parlare contro l'esperanto è considerato esperantista. La lingua è un mezzo e non un fine. Tuttavia quasi tutti gli esperantisti convergono sull'uguaglianza di diritti, anche linguistici (che poi si traducono in diritti a lavorare, studiare ecc.). L'attacco all'inglese può sussistere provocato dal certe politiche linguistiche non percepite come giuste[10], ma sono posizioni soggettive (favorevoli o meno) che qualunque individuo può prendere, esperantista o meno.

Zamenhof visse in un tempo in cui il tedesco ed il francese erano le lingue internazionali in Europa, quindi non aveva nulla contro l'inglese, come non aveva nulla contro tedesco e francese, infatti usò tutt'e tre queste lingue per l'esperanto.

Poiché la comunità esperantofona è diffusa anche nei paesi anglofoni (anche in tali paesi ci sono persone sensibili ai diritti altrui, ed alle possibilità di avere delle buone possibilità lavorative), nei vari siti esperantisti dei paesi anglofoni l'argomento è spesso trattato, per cui si rimanda ad essi per altre motivazioni sul perché l'esperanto non è un'offesa agli anglofoni (alcuni indizi dove cercare sono [8] e [9]). E sicuramente risponderanno anche ad e-mail.

 

18. Cosa si guadagna a non far risparmiare soldi nell'UE ai Paesi anglofoni?

Il critico Il parlante Lo scientifico
Adottare una lingua madre come lingua di lavoro dell'Unione Europea avvantaggerebbe almeno i parlanti nativi anglofoni, anche se non si può negare che in questo caso sono un numero molto piccolo nell'Europa che si allarga ad altri popoli (l'italiano e l'inglese hanno lo stesso numero di parlanti nell'UE).  Tuttavia, adottare una lingua artificiale svantaggia tutti, anglofoni compresi senza un miglioramento per alcuno.

E poi, a che sadico scopo far limitare i vantaggi che godono gli anglofoni, se non causano alcun danno o perdita ai non anglofoni, né dal punto di vista economico, né dal punto di vista culturale, né dal punto di vista delle possibilità di aspirare ad una carriera  nella propria vita che non richiede la comunicazione internazionale?

Basterebbe che tutti imparassimo benissimo l'inglese, aiutandoci col vedere soprattutto film in inglese, ascoltare canzoni in inglese, insegnare l'inglese già ai bambini. Fare un corso di inglese privato ha i suoi costi, ma è un investimento, poi se si ha un poco di disponibilità economica può essere fatto da madrelingua, che sono certamente migliori degli altri in questa materia, soprattutto se hanno un accento dei dintorni di Londra, o anche americano...

Usare una lingua che si impara in un mese non è uno svantaggio per nessuno ed assicura una grande trasparenza alle leggi comunitarie dovuta alla diminuzione dell'ambiguità dell'esperanto. I legali italiani saranno validi come gli stranieri, e tutti, speso poco tempo per l'esperanto, potranno imparare ciò che è cultura o formazione: lingue a scelta, biologia, diritto, informatica, letteratura, economia, uno strumento musicale... invece di spendere anni ad imparare la lingua imposta e "mantenere" alcuni paesi che la esportano. E si potrebbe ascoltare musica e vedere film nella lingua preferita.

Nel resto del mondo non cambia molto: un matematico non è sempre dotato in lingue, ma in India (ex colonia britannica), i matematici bravi che non parlano inglese sono esclusi dal mondo accademico; nelle lezioni di inglese i giapponesi sono presi in giro per il loro cattivo inglese, gli italiani per la pronuncia, come se la fonetica inglese fosse colpa nostra[11], ecc...

Gli svantaggi economici per i non anglofoni sono matematicamente provati dall'ennesimo studio economico, ovvero dal rapporto economico del Prof. François Grin, solo l'ultimo dei rapporti fatti da economisti "veri" e non necessariamente legati all'esperantismo ad evidenziare il grande disagio economico subito dalle nazioni non anglofone. Gli svantaggi ci sono per tutta l'UE, e corrispondono al 40% del bilancio europeo, ovvero miliardi di Euro, per cui la questione è seria, visto che si tratta di denaro pubblico, e farla continuare quando ci sono soluzioni adatte per risparmiare così tanto è solo euromasochismo.

È anche certo che non tutti sono dotati per le lingue, quindi alcuni sono predestinati ad aspirare ad impieghi più umili. Gli insegnanti di lingue diverse dall'inglese potrebbero avere anch'essi vita più semplice e non essere messi da parte.

 

Note:

[1] Il latino arcaico aveva i seguenti casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, ablativo e locativo, quest'ultimo poi confluito in altri casi nel latino classico, a parte residui in alcune parole (rure = in campagna, la preposizione in non serve poiché la parola conservò il locativo anche in epoca classica). [torna a: Accusativo]

[2]  ... o altra definizione. In questa sono condensate varie critiche-tipo [torna a: lingua slava ... ]

[3] La flessibilità dell'esperanto permette di dire delle frasi sia usando una semantica “europea” che non. Ad esempio:

 [torna a: Europeismo, Perché l'esperanto]

[4] Esempio, se “homo” si capisce a prima vista (uomo), “homa” è un falso amico per gli europei (significa “umano”). Un italiano che conosce la fonologia esperantista, potrebbe essere tentato ad inventarsi delle parole, come ad esempio aspekti per "aspettare"; compie un tipico errore però, dato che aspekti significa "apparire, avere l'aspetto di". Un individuo che ignora una qualsiasi lingua europea, cercherebbe nel dizionario e direbbe la parola corretta: atendi. In modo simile a quanto accade quando gli italiani inventano parole francesi o inglesi (per esempio mi è capitato di sentire, in inglese maccheronico, qualcuno che diceva di "fare consulence" volendo intendere "fare consulenza"; purtroppo la parola consulence non esiste in inglese...).

[torna a: Europeismo ]

 

[5] Il Padre Nostro, ovvero l'unico testo breve di cui ho trovato quattro versioni ufficiali: in esperanto, italiano, ceco e polacco, cioè ben due lingue slave tra quelle che usano l'alfabeto latino. Ovviamente, l'estetica delle lettere coi diacritici sembra far somigliare l'esperanto al ceco, ma in realtà sappiamo che è il francese ad avere il cappellino (chapeau) come l'esperanto, non il ceco. Inoltre anche l'italiano usa segni diacritici sulle vocali per indicare l'accento, molto simili ai segni usati dal polacco, ma in giro non si sente spesso dire che l'italiano somiglia al polacco.

Ceco Polacco Esperanto Italiano
Otče náš, jenž jsi na nebesích,
posvěť se jméno tvé,
přijď království tvé,
buď vůle tvá
jako v nebi, tak i na zemi.
Chléb náš vezdejší dej(ž) nám dnes
a odpusť nám naše viny,
jako(ž) i my odpouštíme našim viníkům
a neuveď nás v pokušení,
ale chraň nás od zlého.
[Neboť tvé je království i moc i sláva navěky.]
Amen.
Ojcze nasz, któryś jest w niebie
święć się imię Twoje;
przyjdź królestwo Twoje;
bądź wola Twoja
jako w niebie tak i na ziemi;
chleba naszego powszedniego daj nam dzisiaj;
i odpuść nam nasze winy,
jako i my odpuszczamy naszym winowajcom;
i nie wódź nas na pokuszenie;
ale nas zbaw od złego.
[Albowiem Twoje jest Królestwo i moc, i chwała na wieki wieków.]
Amen

Patro nia, Kiu estas en la ĉielo,
sanktigata estu Via nomo.
Venu Via regno,
fariĝu Via volo,
kiel en la ĉielo tiel ankaŭ sur la tero.
Nian panon ĉiutagan donu al ni hodiaŭ
kaj pardonu al ni niajn ŝuldojn,
kiel ankaŭ ni pardonas al niaj ŝuldantoj.
Kaj ne konduku nin en tenton,
sed liberigu nin de la malbono.
[Ĉar Via estas la regno kaj la potenco

kaj la gloro eterne.]
Amen

Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo Nome,
venga il tuo Regno,
sia fatta la tua Volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal Male.
[Poiché tuo è il regno, tua la potenza, tua la gloria nei secoli.]
Amen

Qui le fonti dei testi in ceco e polacco; fonte per l'esperanto: Wikipedia.

Su questa nota e relativa critica:
1. Questa non vuole essere una critica razzista, dal momento che chi scrive ha perso e "perde" tempo per cercare di imparare una lingua slava per puro piacere (vedere il resto del sito). L'unico problema di queste lingue è la difficile pronuncia che l'esperanto ha dovuto evitare, oltre al fatto che la grammatica è molto più complicata, ad esempio, del "semplice" italiano. Dà fastidio il fatto che è una critica reinventata troppo frequentemente da critici improvvisati che giocando sull'ignoranza diffusa su una famiglia linguistica associata alla nazionalità di Zamenhof ed all'aspetto di alcuni segni diacritici. Qualcuno doveva dimostrarne definitivamente l'infondatezza, visto che basta mettere vicino le versioni in 4 lingue di uno stesso testo per tirare le conclusioni, a meno di non voler essere ciechi.
 

[torna a: lingua slava ... ]

[6] http://www.wordreference.com/it/Pronuncia-Inglese.aspx

[7] Da wikipedia, l'enciclopedia libera: critiche all'inglese B.A.S.I.C.

« [...]- Una critica al Basic English è che per ridurre il numero di parole si usa un maggior numero di espressioni idiomatiche che non sono ovvie per le persone non di madrelingua inglese. Per esempio il termine "make good" è usato per "succeed" mentre il termine "make bad" è usato per "fail". L'inglese conta fortemente sulle espressioni idiomatiche, delle quali circa 4000 sono attualmente riconosciute da molti dizionari - richiedendo circa 2000 parole, più del doppio del vocabolario del Basic English, per definirle. Una contro-argomentazione è che le persone di lingua inglese avranno eventualmente bisogno di imparare un vocabolario più grande e le frasi idiomatiche, a un certo punto poco o nessun danno viene fatto dall'introduzione di frasi idiomatiche asimmetriche.
 - Si noti inoltre che la grandezza della lista di parole elimina anche un considerevole numero di parole inglesi comuni come "world".
 - Un'altra critica è che il Basic English sarebbe una forma di imperialismo linguistico. Perché è un tentativo di fare dell'inglese, e per estensione delle culture anglofone, una cultura internazionale comune. Il Basic English conserva anche altre irregolarità dell'inglese nell'interesse della retrocompatibilità.
 - Un'altra critica è che non è così efficace nel permettere la comunicazione non-giudicativa, visto che "to be" è permesso ma altre parole richieste per indicare lo stato dell'essere (es. "equals", "become") non lo sono.
 - Inoltre, uno dei maggiori problemi dell'inglese, che è la comprensione mediante l'ascolto per chi impara questa lingua non è risolto. Infatti, la pronuncia di ogni parola non è chiara ai parlanti non di lingua madre; anche i parlanti di lingua madre hanno lievi differenze di pronuncia a seconda della loro provenienza, confusi dall'uso spesso non logico dell'alfabeto.
 - Altre critiche vengono dai nativi inglesi, che considerano questo ed altri simili tentativi una sorta di "violenza" alla loro lingua. Un forte ostacolo all'uso viene anche da chi dovrebbe impararla, che si chiede il perché dell'apprendimento di una lingua che porta ad un livello di comunicazione basso, che di fatto rende impacciato ed "inferiore" chi la impara rispetto ad un parlante di un'altra qualsiasi lingua più completa, naturale o artificiale. [...]
»

Per il globish, sempre da Wikipedia:

« [...]
  - per essere sospettato di imperialismo diffondendo una sola lingua e cultura a scapito delle altre: critica avanzata specie da parlanti o sostenitori di lingue "neutre" nel senso di non appartenenti ad alcuna nazione o potenza economico-politica (principalmente l'esperanto, la lingua ausiliaria internazionale con più seguito). Infatti i parlanti dell'inglese sono una minima parte della popolazione mondiale[1];
- per la detenzione dei diritti da parte del suo inventore: pochi creatori di lingue[2] rinunciarono ai diritti, in modo che la diffusione della lingua creata non fosse vincolata da guadagni ma procedesse grazie ai suoi ideali, ed il globish non è economicamente libero. È infatti un marchio registrato e può essere anche visto come un affare commerciale da "vendere". Ad esempio, si dice che il globish è composto da un insieme di regole e parole ben definite, ma allo stesso tempo si vuole lasciare l'impressione che chiunque parli un inglese ad un livello non molto alto stia già parlando globish e che quindi aderendo a questa lingua non dovrebbe praticamente studiarla, mentre in realtà i parlanti del globish propriamente detto sono un gruppo molto ristretto di persone che spesso conoscono l'inglese.
- come le altre semplificazioni dell'inglese [...] viene criticato per la pronuncia non chiara derivata dall'inglese che ne pregiudicherebbe la comprensione: l'inglese contiene un alto numero di consonanti, ovvero 24 (che superano già il numero di lettere dell'italiano) alle quali si aggiungono ben 12 vocali, ed a queste ultime si sommano altri 10 dittonghi[3], che per la loro complessità sono spesso udibili e pronunciabili bene quasi esclusivamente dai madrelingua;
- per essere considerato come un inglese "per stupidi" da chi dovrebbe impararlo, e quindi non uno strumento capace di mettere alla pari con ogni parlante, destinato a rendere chi lo parla come un parlante di serie B;
- per non essere sempre ben accetto dai nativi inglesi, che al di fuori dei semplici dialoghi in situazioni particolari come viaggi all'estero (ad esempio la comunicazione con un tassista), non sempre sono ben disposti a fare discorsi seri con simili lingue o ad accettare un linguaggio tanto semplice in alcuni contesti (ad esempio un albergo);
- il globish in particolare, per la sua struttura, richiede di rinunciare a gran parte del lessico dell'inglese, e per un madrelingua è difficile ricordare quali parole o modi di dire "dimenticare" ogni volta che si passa al globish, specie se i contatti con stranieri sono sporadici;
 [...]
»

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[10] Da un articolo pubblicato su Business online (leggilo tutto):

«Preoccupati per la crescente influenza dello spagnolo e per combattere questo multilinguismo, ventisette stati americani hanno dichiarato l'inglese la loro lingua ufficiale. Tre hanno persino virtualmente vietato l'educazione bilingue. Tuttavia, queste azioni hanno cambiato poco nella realtà quotidiana. Non hanno accelerato il processo di apprendimento della lingua inglese da parte degli immigrati, né hanno ridotto l'immigrazione. [...]  Lo schiaffo psicologico [dato ai non parlanti dell'inglese] è molto più doloroso per i Nativi americani, che abitavano in America parecchi secoli prima che la lingua inglese fosse introdotta nel Nuovo Mondo. Avendogli preso le terre e decimato le loro popolazioni ora gli viene detto che nemmeno le loro lingue, simbolo di orgoglio nella loro cultura, sono valide[...]»

[torna a: esperantisti contrari ...]
 

[11] Inglese maccheronico e/o non madrelingua

Ovviamente la seguente è una cosa scherzosa e non da prendere sul serio, ma contiene molto più che un briciolo di verità sull'inglese degli stranieri, ed in questo caso degli italiani: cerca su youtube "The Italian man who went to Malta", forse lo conosci già...

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